Aristotele: L'Uomo è l'animale parlante

"...Perciò è chiaro che l’uomo è un animale più socievole di qualsiasi ape e di qualsiasi altro animale che vive in greggi. Infatti, secondo quanto sosteniamo, la natura non fa nulla invano, e l’uomo è l’unico animale che abbia la favella: la voce è segno del piacere e del dolore e perciò l’hanno anche gli altri animali, in quanto la loro natura giunge fino ad avere e a significare agli altri la sensazione del piacere e del dolore; invece la parola serve a indicare l’utile e il dannoso, e perciò anche il giusto e l’ingiusto. E questo è proprio dell’uomo rispetto agli altri animali: esser l’unico ad aver nozione del bene e del male, del giusto e dell’ingiusto e così via..."

(Politica, in Politica e Costituzione di Atene di Aristotele)

___________________________________

giovedì 20 gennaio 2011

...la nostra realtà...

"Il destino fa fuoco con la legna che c’è" -Alessandro Baricco, da “Castelli di Rabbia”-



Viene prima una rabbia atroce perchè purtroppo ciò che si descrive è la triste realtà in cui viviamo..il furto di una bicicletta non è che il piccolo sintomo di una grande malattia,anche ormai abbastanza avanzata.
E allora...perché non cercare di cogliere l'occasione per farci una specie di esame…si… un bel esame di coscienza…Perché ci siamo ridotti addirittura a questo?perchè non sradicare il problema dalla radice?
Il senso dell’abbandono di certe realtà come quella del nostro paese penso sia davvero un fatto molto triste, che colpisce subito…Trasmette soprattutto un senso di immobilità, di difficoltà di cambiare in qualche maniera la propria condizione…
prendere coscienza del proprio stato è la condicio sine qua non per allontanarsene!


Anna Rita

Sparisce una bici nel giardino dei Santi Medici. Le vittime: 'Disposte a pagare per riaverla'




Quando il furto di una bici diventa il termometro di un disagio sociale ben più profondo


Il furto di una bicicletta non rappresenta in sé un lauto bottino, né, forse, una notizia degna di salire agli onori della cronaca. In una città in cui la cronaca nera di certo non manca a "fare notizia" è, più che altro, la storia legata a questo furtarello. E la "filosofia" ad esso sottesa. Tutto è accaduto lunedì scorso, nel giardino della Fondazione Santi Medici. Una ragazza arriva di corsa sulla sua bici, la assicura con una catena al cancello che costeggia le scale nel giardino ed entra nella struttura della Basilica. Alle 19,00 la bici è ancora lì, come confermerà poi un'amica della vittima. Vittima che alle 19,40, terminate le sue commissioni, esce nel giardino e si scontra con la dura realtà: della sua bici non c'è neppure l'ombra; sul selciato solo quel che rimane della catena con cui immaginava il velocipede al sicuro. Raccolti i resti di quella catena alla ragazza non resta altro da fare che tornarsene malinconicamente a piedi a casa. "Ho raccolto il tutto - racconta la ragazza - e silenziosa o, meglio, ammutolita dal dispiacere di essere cittadina di una città sempre meno vivibile, sono rientrata a casa. Il momento più brutto è stato riferirlo a mio padre: lui ovviamente non mi ha rimproverata, ma gli si leggeva sul viso che era dispiaciuto. Custodiva da 30 anni la bici come un vero e proprio oggetto prezioso. Quando io e le mie sorelle la usavamo di nascosto per evitare i nostri continui ritardi ai nostri innumerevoli impegni lui urlava, scherzosamente, nella speranza che noi smettessimo di prenderla, ben sapendo che era inutile".
"Sappiamo che con ogni probabilità non la rivedremo più - spiega l'altra sorella della vittima - ma siamo disposte anche a pagare per riavere quella bici, per quello che rappresentava. È un pezzo importante del nostro rapporto con nostro padre. È un pezzo della sua vita che va perso e per il quale ci sentiamo in colpa. Perché un furto, al di là del valore economico, ti porta via un pezzo di te stesso, delle tue esperienze. Oltre a farti perdere speranze e voglia di rimanere in questa città. Ho sempre difeso la mia terra e mi definisco per tradizione «Orgogliosamente terrona». Adesso sono lontana dal mio paese e non sentirne la mancanza mi fa sentire male. Sarebbe bello se qualcuno mi restituisse la voglia di credere nella mia città".
Al momento però nessun sembra aver assistito al furto. A denunciare il tutto ai Carabinieri non ci pensano nemmeno. "Con tutto quello che rubano a Bitonto - annota malinconicamente in chiusura la vittima - avremmo solo rischiato di togliere loro tempo utile per bottini ben più corposi. Adesso «ci piangiamo il morto», ma nei miracoli vogliamo ancora crederci".


Vito Schiraldi
BitontoTV Staff

Nessun commento:

Posta un commento